L’approvazione da parte della Camera dei Deputati del disegno di legge di conversione del D.L. n. 34/2020, il Decreto Rilancio, ha sancito la possibilità di usufruire delle detrazioni fiscali del 110% previste per gli interventi di efficientamento energetico.
Lo scopo di questa agevolazione è incentivare i lavori che hanno come obiettivo quello di ridurre i consumi energetici degli edifici, affrancandoci sempre più dai combustibili fossili per passare a fonti più sostenibili, come l’energia solare.
Ma cosa prevede questo Superbonus?
Moltissimi credono che in tema di casa la più grande novità sia il super bonus 110%, ma questa detrazione ha portato con sé una possibilità importante, estesa anche agli altri bonus casa, per così dire “tradizionali”: la cessione del credito che permette non propriamente di fare i lavori “gratis”, ma più facilmente di recuperare, in tutto o in parte, le spese sostenute. L’obiettivo della misura è duplice: da un lato rendere più accessibile la possibilità di fare lavori anche per chi non ha la liquidità necessaria o la capienza fiscale per la detrazione, dall’altro dare stimolo al settore edile dopo la crisi aggravata dalla pandemia.
La cessione del credito non è altro che un accordo bilaterale con cui il cedente trasferisce a un altro soggetto il suo credito verso un debitore. Ad esempio, con estrema semplicità si potrebbe dire che se Luigi affida i lavori di ristrutturazione della sua casa all’azienda di Giovanni, Luigi ha diritto al Bonus ed è titolare di un credito da parte dello Stato. Luigi può decidere di cedere il suo credito a Giovanni, così che lo Stato rimborsi direttamente l’azienda invece del cittadino che ha commissionato i lavori. In questo caso, così detto “sconto in fattura”, è indispensabile che Giovanni abbia la forza economica di anticipare le spese per i lavori (ma non tutte le imprese di costruzioni, specie di questi tempi, possono permetterselo).
Il grande vantaggio del bonus è quello di poter usufruire dello sconto fiscale in maniera diretta, detraendo dall’IRPEF il 110% della spesa sostenuta, che verrà recuperata nei 5 anni successivi. Se si decidesse invece di cedere il credito, chi effettua i lavori non è tenuto ad accettare la cessione del credito. Sarà pertanto necessario trovare un accordo tra le parti per procedere con i lavori.
Inoltre è anche possibile cedere il credito a una banca, andando incontro ad un iter istruttorio, da affrontare non solo con grande pazienza, ma muniti di diversi documenti che gli istituti richiedono per accogliere il credito del privato: si tratta di oltre 30 documenti necessari ad avere la certezza che il soggetto cedente sia in regola e che i lavori rispettino le rigorose norme stabilite dall’agevolazione.
L’ istituto bancario, vuole avere la certezza che il soggetto cedente sia in regola e che i lavori rispettino le rigorose norme stabilite dall’agevolazione, in modo che la banca abbia la garanzia del proprio investimento:
Un’alternativa percorribile può essere il ricorso a un mutuo ristrutturazione, visti i tassi attuali che consentono di richiedere somme con durate anche lunghe a condizioni molto vantaggiose e tassi di interesse ai minimi storici.
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